lunedì 19 ottobre 2020

PLASTICA PRODOTTA DALLE CICCHE DI SIGARETTA: AL VIA IL PROGETTO "SPEGNI SOSTENIBILE"

La nuova start up trentina "Re-Cig" ha brevettato un'idea innovativa per riciclare i mozziconi si sigaretta trasformandoli in plastica


La nuova start up trentina "Re- Cig" ha brevettato un nuovo sistema per riciclare i mozziconi di sigaretta, dopo un processo di purificazione, trasformandoli in plastica in modo tale da poterli riutilizzare per creare nuovi oggetti. I danni all'ambiente che l'uomo sta causando hanno portato i fondatori di Re- Cig ha studiare un modo per combattere questo problema, considerando che a luglio 2019, con la delibera n°5 dell'Albo Nazionale Gestori Ambientali, le cicche di sigaretta sono state riconosciute come rifiuto. L’obbiettivo di Re-Cig è inoltre divulgare e promuovere una nuova cultura in merito ai temi di riciclo e recupero di questo rifiuto. La nuova campagna "spegni sostenibile" è già in atto in tutta Italia, anche a Roma al centro commerciale Cinecittà Due.

"Spegni sostenibile" come funziona?

Questo nuovo progetto copre l'intero territorio italiano ed è in linea con la collaborazione tra i fondatori di "Re-Cig" e "Cushman & Wakefield", società che gestisce oltre 50 centri commerciali e retail park dove sono stati installati dei posaceneri per la raccolta delle cicche. I rifiuti raccolti vengono lavorati secondo un processo di separazione in tre parti: la carta, la cenere e l'acetato di cellulosa. Quest'ultimo elemento è un materiale plastico e dopo essere stato lavorato può tornare praticamente come nuovo. 

Logo Re-Cig

Cos'è la plastica? clicca (QUI) per saperne di più

Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

sabato 3 ottobre 2020

CW Azores, il miglior organizzatore per l'avvistamento delle balene sull'isola di Pico nelle Azzorre.

Sull'isola di Pico, alle Azzorre, CW Azores è uno dei migliori organizzatori di whale watching ed escursioni nell'oceano del Portogallo. Emozioni garantite.


Nonostante le limitazioni, dovute alla pandemia da coronavirus, siamo riusciti a visitare le Azzorre, isole portoghesi dal fascino esotico sperdute nell'Oceano Atlantico. Per il nostro viaggio abbiamo scelto l'isola di Pico, perché è rinomata per le bellissime escursioni che si possono fare nell'oceano come ad esempio il whale watching, lo snorkeling con i delfini, le immersioni con gli squali e tanto altro. Navigando su internet, in cerca di un tour operator che organizzasse queste uscite, siamo capitati sul sito di CW Azores e leggendo qua e la ci siamo subito resi conti che eravamo sulla strada giusta.



Cose'è CW Azores?

L'azienda è stata fondata nel 2007 da Enrico Villa, Dania Tesei e Michael Costa ed è l'unico operatore di Whale Watching e Scuba Diving con management italiano alle Azzorre. Oltre ad accompagnare i turisti nei loro tour organizzati, CW Azores si occupa anche si svolgere ricerche scientifiche grazie alla professionalità e competenza dei biologi marini che compongono il suo staff.

La nostra esperienza

Noi abbiamo trascorso quattro giorni sull'isola di Pico e per l'escursioni ci siamo interfacciati con Patrizia Villa che è stata straordinaria e super disponibile con noi. Ci ha aiutati con il briefing prima dell'uscita e si è messa a completa disposizione per ogni nostra esigenza. Abbiamo partecipato a due tour, whale watching e snorkeling con i delfini. Dire che sono state due esperienze incredibili è poco, risulta difficile dare un aggettivo a qualcosa che ti ha lasciato senza fiato e che in un modo o nell'altro ti ha lasciato un segno dentro. 




Il whale watching mette i brividi, perché passi ore sul gommone a cercare le balene che nuotano in quelle acque. Lo staff è super organizzato, preparato e disponibile ed è quasi impossibile non riuscire ad avvistare niente. Nella nostra uscita siamo riusciti a vedere tre capodogli e due branchi di delfini che nuotavano veloci insieme al nostro gommone. Vedere lo spruzzo della balena e corrergli vicino, ma non troppo, per osservarla nel suo ambiente mette l'adrenalina. Ma è quando si immerge e ti saluta con la sua grande coda che si rimane senza fiato. Poche volte lo stupore è così visibile sui volti degli altri spettatori e così eravamo tutti.



Ma ancora più incredibile è stato il bagno con i delfini che abbiamo fatto il giorno dopo. Non eravamo sicuri di fare questa escursione ma grazie a Patrizia che ci ha spiegato e motivato abbiamo scelto di buttarci e provare. Emozioni così forti non le provavo da tempo, forse così intense non le ho proprio mai provate. Nuotare con i delfini, a casa loro, nell'Oceano Atlantico, sentire sott'acqua i loro richiami e vederli liberi è un emozione indescrivibile. Ti rimane dentro e in qualche modo ti cambia, soprattutto se, come noi, tieni al nostro pianeta e alla sua natura. Mai scelta è stata più giusta, perché ora, a distanza di due mesi da quell'esperienza, porto sulla pelle il tatuaggio di un delfino con all'interno un vulcano, il vulcano Pico.  



Indirizzo e contatti 

La loro sede si trova a Cais da Madalena 9950-305, Madalena do Pico, Azores, Portugal
+351 292 622 622 (ufficio)
+351 926 919 645 (cellulare WhatsApp)
Email: info@cwazores.com

Perché scegliere di fare queste esperienze?


Al termine di questo viaggio ci siamo interrogati su come poter sviluppare e perché questo genere di esperienze in relazione all'obiettivo di Viaggio Senza Plastica. Ma scavando leggermente dentro di noi e nelle emozioni che abbiamo provato la risposta è arrivata abbastanza semplicemente. Consigliamo  a tutti di provare queste esperienze perché ti aprono gli occhi su quello che si nasconde sotto la superficie dell'acqua. Quello che vediamo in tv, sui video o che leggiamo sui libri non da la giusta concezione di ciò che c'è la sotto. Vedere un delfino in un acquario, che fa evoluzioni a comando non ha niente a che vedere con l'esemplare libero nel suo mondo. Sentire con le proprie orecchie il  suo verso, il suo modo di comunicare con il resto della famiglia mette i brividi e rimane impresso nella memoria. La maestosità di una balena che si immerge e l'adrenalina nel momento in cui l'avvisti è senza eguali. 

Queste esperienze ci hanno fatto capire che la bellezze che i nostri mari offrono sono incredibili, ma al contempo, sono estremamente delicate e purtroppo l'uomo le sta distruggendo giorno dopo giorno. Siamo sempre più convinti e motivati che bisogna tutelare in tutti i modi questi ecosistemi e, secondo noi, provare sulla propria pelle queste esperienze può far aprire gli occhi a molte persone. Noi pubblicizziamo e supportiamo questo tipo di turismo, perché non fa danni e  anzi sensibilizza chi lo prova. Provate per credere.
Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

venerdì 11 settembre 2020

LA CASA ROSA- un punto di riferimento a Roma per chi vuole vivere e viaggiare limitando l'uso della plastica

Si dice che la vita sia un viaggio, più o meno complicato, fatto di esperienze e scelte che ne condizioneranno il percorso. Sono proprio queste scelte che oggi vogliamo premiare e condividere con tutti voi. 
Siamo a Via Cinigiano 59, Roma nord, quartiere Nuovo Salario, qua è in attività da qualche anno un vero e proprio punto di riferimento per chi desidera vivere e viaggiare cercando di limitare il consumo di plastica.  Stiamo parlando de: "LA CASA ROSA", negozio specializzato in vendita di prodotti sfusi per la cura della persona e per la casa. La sua proprietaria, Silvia, è una straordinaria professionista che sa sempre consigliare il prodotto migliore sia per la persona che per l'ambiente. Infatti propone una vastissima varietà di prodotti sfusi, naturali e biologici che possono essere acquistati portando con se una semplice bottiglia vuota. 
 




Noi ci siamo stati e abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con lei per conoscerla meglio.

- Come nasce l'idea del negozio?


Noi vedevamo molte notizie, in televisione e su internet, che parlavano del problema dell'inquinamento da plastica nei mari, così abbiamo pensato di fare qualcosa. Conoscevamo un piccolo negozio che vendeva pochissimi saponi sfusi, ma nella nostra testa c'era l'idea di fare qualcosa di molto più grande. In fatti pensavamo anche alla bio-profumeria e alla vendita dei profumi sfusi. Poi abbiamo deciso di unire il tutto, visto che ci sembrava l'accoppiata giusta per l'idea di base.
Abbiamo anche deciso di aprire questo negozio perché volevamo fosse accessibile a tutti, considerando la situazione in Italia del lavoro, in modo tale da permettere a chiunque di avere dei prodotti buoni a un buon prezzo. La scelta della marca stessa non è casuale, infatti ci siamo rivolti a Delizia perché è di qualità e ha tutte le certificazioni che i suoi prodotti sono senza metalli pesanti, senza parabeni e biodegradabili.
Abbiamo voluto creare il negozio che ci sarebbe piaciuto trovare a noi, dove tu puoi entrare e comprare una buona crema senza svenarti, dove la qualità non sia riservata a pochi.

- E' apprezzata dai vostri clienti la proposta dei saponi sfusi?


Negli ultimi anni abbiamo notato che la gente va sempre più di fretta, quindi purtroppo non tutti si prendono la responsabilità delle proprie azioni. Perché comprare un bagnoschiuma o un gel al supermercato in una bottiglia di plastica monouso mentre fai spesa è più comodo e veloce che passare in un altro negozio con la propria bottiglia da riempire. Purtroppo questo comportamento danneggia l'ambiente e ancora non tutti ne capiscono la gravità. Però devo dire che invece le persone più anziane sono quelle che più comprendono l'argomento e che quindi si rivolgono a noi. Un nostro grande pregio, che è poi uno dei motivi per cui siamo entusiasti della nostra scelta, è che i prezzi sono altamente competitivi e vantaggiosi.



- Quali sono i prodotti preferiti dai clienti?

Dalla parte dello sfuso uno dei prodotti più richiesti è il detersivo fiori di loto, ma vanno tantissimo anche i detersivi per piatti e per il parquet. Noi abbiamo tutte le referenze e possiamo soddisfare le richieste praticamente di chiunque. Abbiamo anche prodotti confezionati in bottiglie composte dalla lavorazione della canna da zucchero e questa è una novità che lascia tutti a bocca aperta.


Come faccio a raggiungere il negozio? 


La Casa Rosa ( Via Cinigiano 59) è facilmente raggiungibile da praticamente tutta Roma, perché si trova in un quartiere ben collegato con le principali attrattive della città. Infatti in zona è presente sia la fermata "Nuovo Salario" del treno che collega la città con l'aeroporto di Fiumicino, sia varie linee di autobus tra cui 88 e 92 che passano vicino a delle fermate della metro B. In più ci sono svariati hotel e B&B nel quartiere ed è un ottima zona per i viaggiatori che vogliono soggiornare in un luogo tranquillo e ben collegato. Roma ha da offrire tante alternative a chi decide di visitarla con l'intenzione di risparmiare della plastica e benché sia una delle città più antiche del mondo propone, grazie ai suoi cittadini, delle belle soluzioni per salvaguardare l'ambiente e assicurare un futuro più "pulito" a tutti. 






Contatti


Tel06 6449 6278





Vai a nome nostro!


Una volta raggiunto il negozio aguzzate la vista, è presente un nostro adesivo. Fate una foto, postatela sui social e taggateci, riceverete degli omaggi direttamente da Silvia. Non ne rimarrete delusi!

domenica 6 settembre 2020

Dal Canada una soluzione per recuperare ogni tipo di plastica senza inquinare

Miranda Wang, dal Canada, è colei che ha trovato il modo di recuperare ogni tipo di plastica senza inquinare. Quando la perseveranza supera le difficoltà e gli scetticismi




Tutto nasce in Canada, dove la chimica molecolare, Miranda Wang ha reso realistico un sogno che teneva nel cassetto sin da quando aveva 16 anni. Questa giovane donna, premiata anche con il Rolex Awards for Enterprise 2019, è fondatrice dell'innovativa startup BioColletion, la quale si piazza di diritto tra le soluzioni green più importanti di sempre.

Ma facciamo un passo indietro....

Perché fondare BioColletion

E' stimato che, ogni anno, vengono prodotti 340 milioni di tonnellate di plastica, la maggior parte della quale finisce dispersa nell'ambiente. Infatti sono molti i problemi del riciclo delle materie plastiche, tant'è che si stima che solo il 9% della plastica prodotta in un anno viene realmente e correttamente riciclato, il che significa meno di un decimo. Ma di tutta la plastica prodotta, quella che da più problemi è quella che non può essere riciclata, vuoi perché sporca o vuoi perché prodotta da sostanze al momento non recuperabili.



Cos'è BioColletion?

BioColletion è la società fondata dalla dottoressa Wang e dalla sua collega e amica Jeanny Yao, grazie alla quale si è trovato un particolare sistema di riciclaggio che trasforma i rifiuti di plastica in altre sostanze o materie dalle alte prestazioni, simili in tutto alle materie vergini.

La dottoressa Wang spiega questo: “Lavoriamo con plastica che oggi non è riciclabileCiò significa che attualmente non esistono tecnologie economiche in grado di trasformare questa plastica in prodotti utilizzabili. Noi prendiamo scarti come sacchetti sporchi o materiali di imballaggio monouso e li trasformiamo in materiali preziosi e dalle alte prestazioni, realizzati con materiali riciclati, che presentano le stesse proprietà dei materiali vergini”. Tiene anche a precisare che: "Si tratta di plastica in condizioni così cattive che non ha senso pulirla e realizzare nuovi prodotti a partire da essa. Noi ci concentriamo proprio su questa plastica problematica con cui nessun altro vuole avere a che fare".

Un altra qualità di questa invenzione scoperta è che si produce meno anidride carbonica rispetto a quella che verrebbe prodotta se la plastica fosse incenerita. Il che significa una riduzione dell’impronta climatica delle aziende di riciclaggio e chimiche. È quindi un'altro importante passo verso un’economia circolare sostenibile, in cui niente viene gettato ma riutilizzato per un altra cosa.

Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

lunedì 31 agosto 2020

IL COSI' DETTO "PRODOTTO ITTICO" E' PRIMA DI TUTTO UN ESSERE VIVENTE, RISPETTIAMO LUI PRIMA DI RISPETTARE NOI.

Ci siamo accorti di come si parli spesso, in relazione alla contaminazione da microplastica, di alimentazione, di salute dell'uomo e di questo e quel prodotto. Ovviamente al centro dell'attenzione ci sono tutti quei "prodotti" che ti offre il mare, quindi i così detti "prodotti ittici", perché sono quelli più soggetti a questo tipo di inquinamento.
Premetto, anche a noi piace il pesce, anche noi ne mangiamo e anche noi usufruiamo dei prodotti del mare. Quindi non stiamo facendo accuse, però crediamo sia giusto fare una riflessione:

Quando si parla di "prodotti ittici" si parla di esseri viventi, si parla di animali, si parla di creature che respirano, si nutrono, comunicano, provano emozioni e probabilmente, alcuni, amano. Mi sembra dunque brutto e poco rispettoso mettere al centro dell'attenzione l'animale come prodotto e non come essere vivente. La plastica che ingerisce e che poi finisce nei nostri piatti, prima ancora di far del male a noi, ha fatto male a lui. Perché sono stati fatti molti studi sui danni che la plastica causa agli animali che la mangiano e credo che non sia piacevole "vivere" con le branchie fuse tra di loro o con anomalie fisiche.




I danni che la microplastica causa agli animali, clicca (QUI) per scoprirli, ma stai attento, ciò che leggerai ti potrà sorprendere


Quindi forse è il caso, secondo noi, di provare a pensare prima alla salute degli animali marini, perché è logico, se loro stanno bene e non mangiano microplastica, indirettamente anche noi non la mangiamo e possiamo nutrirci di un "prodotto" più sano. Rispettare l'ambiente e la vita che rende questo pianeta unico equivale a rispettare e prendersi cura di noi stessi. E' importantissimo avere ben chiaro in mente, il fatto che al mondo qualsiasi cosa è interconnessa, nulla vive in totale isolamento, siamo tutti legati al tutto. 

Dobbiamo ripensare ad alcune nostre abitudini e attivare un processo di cambiamento, altrimenti siamo destinati all'estinzione e alla distruzione. Sembra catastrofico ma è così! Dobbiamo accettarlo! 
Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

martedì 25 agosto 2020

LE BALENE NEL MEDITERRANEO SONO SEMPRE PIU' IN PERICOLO, MA NON SOLAMENTE PER LA PLASTICA

Le balene nel Mar Mediterraneo sono sempre più in pericolo e rischiano di scomparire. Ad aumentare lo stato di criticità non c'è solamente la plastica, ma anche un virus.


Come sempre, anche in questo caso, la colpa principale ce l'ha l'uomo. Ma forse, da un certo punto di vista, le azioni dell'uomo non hanno mai avuto un peso così grande. Questo è quanto emerso dall'ultimo rapporto di Greenpeace sullo stato di salute dei grandi cetacei e dello spiaggiamento sulle coste italiane. Lo studio affidato al Dipartimento di Biomedicina comparata dell’Università di Padova, ha mostrato come le reti da pesca illegali, la plastica e un virus siano le cause principali della morte delle balene nel Mar Mediterraneo.



Microplastica, infinitamente piccola ed infinitamente letale: clicca (QUI) per saperne di più


Il fattore che però sta preoccupando di più è quello legato al virus, perché sembra ci sia un aumento del morbillo dei cetacei, un virus potenzialmente letale, che si sta diffondendo nei nostri mari. Purtroppo, neanche a dirlo, i fattori ambientali favoriscono la diffusione del virus tra i cetacei. Ben cinque capodogli su sei, fra quelli spiaggiati in Italia nel corso del 2019, sono infatti risultati positivi al morbillo.

Ma non è, ovviamente, solo questo il problema, infatti un quarto dei cetacei rinvenuti morti sulle coste italiane sarebbe morto a causa dell'uomo. Le reti da pesca illegali e quelle abbandonate stanno facendo uno sterminio non solo di grandi cetacei, ma anche di squali, delfini, mante e tartarughe. Senza parlare dell'inquinamento da plastica, che miete vittime a non finire. Come ben noto i cetacei scambiano la plastica galleggiante per cibo, la ingoiano e non riescono poi ad espellerla. Cosi accumulandosi nell'appartato digerente blocca l'assorbimento delle sostanze nutritive, danneggiando organi e causando la morte anche della più grande e possente balena.  



Cos'è la plastica? clicca (QUI) e leggi


Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace, ha espresso una grande preoccupazione per lo scenario emerso dalla ricerca: "Non possiamo permettere che attività illegali e il degrado ambientale causato dall’uomo, a partire dall’inquinamento da plastica facciano scomparire questi animali dai nostri mari. La vulnerabilità dei cetacei a un virus dipende anche dallo stress causato da un ambiente malato, l’uomo è quindi complice di questa epidemia".

Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

venerdì 21 agosto 2020

NEWS: UNO STUDIO RIVELA LA PRESENZA DI MICROPLASTICHE IN TUTTI GLI ALIMENTI ITTICI

Uno studio nel Queensland ha rivelato la presenza di microplastiche in tutti gli alimenti ittici osservati


L'università del Queensland, in Australia, ha condotto uno studio, poi pubblicato su Environmental Science & Technology, sui vari prodotti ittici di maggior consumo, come gamberi, granchi, ostriche e sardine e ha trovato traccie di microplastica in tutti gli alimenti. Le analisi condotte a campione dai ricercatori hanno evidenziato la contaminazione soprattutto di PVC e di Polietilene. 

L'autrice della ricerca, Francisca Ribeiro, ci spiega: "Abbiamo trovato il polivinilcloruro – un polimero plastico altamente diffuso – in tutti i campioni che abbiamo testato. Ma la plastica più diffusa oggi, ovvero il polietilene, ha rappresentato la concentrazione più frequente che abbiamo rilevato".


Cosa sono le microplastiche? clicca (QUI) per saperne di più





Aggiungendo anche l'ipotesi per cui i valori di contaminazione da microplastiche cambino a seconda della specie. Infatti non tutte hanno lo stesso livello di contaminazione e questo è dovuto, si suppone, alle abitudini alimentari. Nei calamari sono stati rinvenuti 0.04 milligrammi, 0.07 nei gamberi, 0.1 nelle ostriche, 0.3 nei granchi e ben 2.9 milligrammi nelle sardine.

"Dalle specie commestibili che abbiamo analizzato, le sardine sono risultate quelle dalla contaminazione maggiore, un risultato che ci ha sorpreso. Un altro interessante aspetto è stato quello della diversità dei tipi di microplastica rinvenuti fra le specie: il polietilene è predominante nei pesci e il PVC nei crostacei, è infatti l’unico tipo di plastica rinvenuto nelle ostriche".

Sono state trovate traccie di microplasticha negli organi umani, clicca (QUI) per leggere l'articolo




Questo studio condotto ha portato alla luce un altro fattore molto importante e a lungo discusso, perché si pensava e si sapeva per certo che molti "prodotti ittici", anche se definire così degli esserei viventi non è bello, fossero contaminati dalla plastica ma non si pensava a questi livelli. 

La situazione è più grave del previsto!
Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica
 

mercoledì 19 agosto 2020

NEWS: GRAVI NOTIZIE, SONO STATE TROVATE MICROPLASTICHE NEGLI ORGANI UMANI

Uno studio presentato al congresso annuale dell'American Chemical Society ha mostrato come negli organi umani, come reni, polmoni, fegato e milza, siano presenti micro e nanoplastiche


I ricercatori dell'Università dell'Arizona hanno utilizzato 47 campioni umani prelevati da polmoni, fegato, milza e reni, quattro organi che probabilmente sono esposti a filtrare o trattenere microplastiche, sviluppando una procedura per estrarre plastiche dai campioni di tessuti e analizzandoli poi con la tecnica spettroscopica Raman. Il metodo messo a punto permette ai ricercatori di individuare dozzine di tipi di componenti plastici nei tessuti umani, compreso policarbonato (PC), polietilene tereftalato (PET) e polietilene (PE). Comparando poi con un modello messo a punto precedentemente con la spettrometria di massa, è stata individuata una contaminazione di plastica in tutti i campioni esaminati. In particolare il Bisfenolo A (BPA), ancora utilizzato in molti contenitori per alimenti nonostante i timori per la salute, è stato individuato in tutti e 47 i campioni umani. 



Cos'è la plastica? clicca per leggere (QUI)


Bisogna preoccuparsi?


"Non vogliamo essere allarmisti, ma è preoccupante che questi materiali che non sono biodegradabili sono presenti dappertutto e possono entrare e accumularsi nei tessuti umani e non sappiamo ancora quali effetti possano avere sulla salute. Appena capiremo che cosa accade nei tessuti potremmo condurre uno studio epidemiologico per valutare i risultati sulla salute umana e cominciare a capirne i potenziali rischi ". - Varun Kelkar, ricercatore che ha presentato la ricerca.

Il nostro pensiero


Era inevitabile che uscissero queste notizie, troppe quantità di microplastica sono state trovate nei pesci, nelle piante e nel sottosuolo per pensare che non fossero presenti anche nei nostri organi. Purtroppo, al momento, non si hanno dati certi sui danni che la plastica presente nel corpo umano possa creare, ma è indubbio che bene non faccia. Considerando i danni che invece si sono evidenziati sugli altri organismi viventi, come ad esempio la fusione delle branchie nei pesci o i tumori riscontrati. 

La plastica mette a rischio la vita dell'uomo: crea squilibri al sistema ormonale, clicca (QUI)  per leggere l'articolo


Grazie a queste ricerche speriamo si possa smuovere sempre di più la coscienza dei governi e delle industrie, che si prendano posizioni nette e forti per ridurre il più possibile il consumo di plastica e che si punti sempre di più sul riciclo. Perché nessuno di noi è escluso, nessuno di noi ne è immune, dall'operaio al figlio del premier, dal senza tetto della stazione al Papa, tutti siamo vittime di questo inquinamento, di questa malattia.

Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

mercoledì 29 luglio 2020

NEWS: NEL 2040 LA PLASTICA NEGLI OCEANI RISCHIA DI TRIPLICARE. SARA' IL PUNTO DI NON RITORNO?

La già precaria salute del nostro ecosistema è sempre più in pericolo, lo dimostrano recenti ricerche pubblicate su Science.


Il 2040 si prospetta come un anno molto difficile per i nostri oceani. Infatti si pensa, grazie ad uno studio svolto in collaborazione con l'organizzazione The Pew Charitable Trusts e pubblicato su Science, che la plastica negli oceani potrebbe addirittura triplicare in soli 20 anni. A sostegno di questi studi c'è anche la quantità di oggetti monouso sempre più diffusi durante questa pandemia da Coronavirus. La pandemia ha infatti reso praticamente vani tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni per ridurre l'uso della plastica monouso.


Se non si corre subito a trovare soluzioni e a cercare di arginare drasticamente il problema la quantità di plastica degli oceani è destinata ad aumentare da 11 a 29 milioni di tonnellate, cifra che corrisponde a quasi 50 chili di plastica su ogni singolo metro di costa in tutto il mondo.


Spiaggia di Beirut nel 2019


Per saperne di più clicca (QUI) 

Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

mercoledì 8 luglio 2020

NEWS: E' INIZIATA LA PULIZIA DELL'ISOLA DI PLASTICA DEL PACIFICO, LA GREAT PACIFIC GARBAGE PATCH

Si è conclusa la spedizione, della nave Kwai, per ripulire l'Atlantico dall'enorme isola di plastica (Great Pacific Garbage Patch) che si è venuta a creare nelle sue acque. La spedizione è durata 48 giorni ed è stata un grande successo, infatti sono state rimosse oltre 100 tonnellate di rifiuti. Certo, è solo una minima parte, ma l'impegno e i risultati porteranno sicuramente a un successo impensabile solo pochi mesi fa. 

L'organizzatore di questa spedizione è stato l'Ocean Voyages Institute, che con questa spedizione ha stabilito un nuovo record per la più grande operazione di bonifica in mare. Nella prossima estate è prevista una nuova spedizione per continuare questo lavoro che si prevede lungo e complicato.



"Sono così orgogliosa del nostro duro lavoro", afferma Mary Crowley , fondatrice e direttrice esecutiva dell'Ocean Voyages Institute. "Abbiamo superato il nostro obiettivo di catturare 100 tonnellate di materie plastiche di consumo tossiche e reti" fantasma "abbandonate, e in questi tempi difficili, stiamo continuando a contribuire a ripristinare la salute del nostro oceano, che influenza la nostra salute e la salute del pianeta. ”

Crowley aggiunge: "Gli oceani non possono aspettare che queste reti e detriti si rompano in microplastiche che compromettono la capacità dell'oceano di immagazzinare carbonio e tossificare la fragile rete alimentare oceanica". 




Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

lunedì 29 giugno 2020

INCONTRI: LE ULTIME SCOPERTE SULLE MICROPLASTICHE, L'OCEANOGRAFA JENNIFER BRANDON SI RACCONTA

Sono sempre di più gli studi che stanno portando alla luce i danni che la microplastica sta causando all'uomo e all'ecosistema. Se per molto tempo si è parlato "solamente" di plastica come elemento generico, siamo arrivati oggi ha capire che il problema dell'inquinamento ha molte facce diverse. Infatti i veri danni li stanno facendo dei minuscoli pezzetti di plastica che soffocano gli oceani, uccidono gli animali, danneggiano e uccideranno l'uomo.
Abbiamo così deciso di intervistare un importante ricercatrice, Jennifer Brandon, che ha fatto del problema della microplastica l'oggetto principale dei suoi studi. 



La dottoressa Brandon, biologa e oceanografa, ha sviluppato nel corso degli anni molti studi sull'inquinamento da plastica negli oceani e da tempo si adopera nella divulgazione scientifica e nella sensibilizzazione delle persone. Le testimonianze di un ricercatore possono essere una pietra miliare per evolvere e accrescere le possibilità di riparare al danno che abbiamo creato al nostro pianeta. 
Ne abbiamo parlato con lei e questo è ciò che ci ha detto: 


- Salve dottoressa Brandon, per noi è un grande onore poterla intervistare. Di cosa si sta occupando in questo periodo? Sta effettuando nuove ricerche?

Durante questo periodo, sto lavorando ad alcune nuove ricerche, ma siamo anche nella fase di sviluppo di alcuni progetti per cercare di rendere il modo in cui campioniamo e identifichiamo la plastica nell'oceano molto più velocemente. In questo momento, gli scienziati devono prendere una rete, raccogliere la plastica, filtrare l'acqua, riportarla in laboratorio e analizzarla pezzo per pezzo. È un processo molto lungo. Stiamo cercando di creare modi per eseguire alcune di queste analisi in mare, in modo da poter analizzare sempre più campioni molto più velocemente.


-  Lei è una famosa oceanografa e ha studiato l'inquinamento e i danni che le microplastiche stanno causando all'ambiente. Ci sono novità sull'argomento? E' stato scoperto qualcosa di nuovo?

Sono state fatte tante ricerche sulle microplastiche, il che è incredibile. Perché quando ho iniziato, c'erano pochissimi di noi che ci lavoravano, e ora ci sono sempre nuovi documenti. La nuova ricerca più preoccupante, per me, è il lavoro che mostra microplastiche nella nostra acqua potabile, acqua in bottiglia, sale marino, birra, frutti di mare e ora anche in alcune delle nostre verdure. È tutto intorno a noi, anche nell'aria che respiriamo! Viaggia nel vento, verso luoghi incontaminati come i parchi nazionali, il che è molto preoccupante. I parchi nazionali sono alcuni degli ultimi luoghi "non inquinati" sulla terra, eppure vengono rivestiti ogni giorno da microplastiche.




- Anche grazie al suo studio sulle Salpe si è sempre più capito che le microplastiche sono diventate, purtroppo, parte della nostra dieta quotidiana, portando quindi danni anche all'essere umano. Ma sull'uomo che effetti ha l'ingerimento, nel tempo, di materiali plastici?

Gli effetti a lungo termine dell'ingestione di microplastica sono ancora allo studio, non sappiamo con precisione quali effetti avrà su di noi. Ma conosciamo alcuni dei prodotti chimici della plastica, come il BPA, che può influenzare il nostro sistema endocrino e causare danni ai reni. Abbiamo visto tumori al fegato dei pesci per ingestione di plastica. Quindi c'è un potenziale per molti effetti collaterali negativi dall'ingestione di plastica, ma la ricerca è troppo nuova per dirlo con certezza.
Per saperne di più clicca (QUI)


- Purtroppo in tutto il mondo si sta vivendo questa pandemia da coronavirus e ognuno di noi ha fatto riflessioni e pensieri. Ma dalla sua esperienza, pensa possa esserci una relazione tra coronavirus e plastica? O meglio, i due hanno modo di relazionarsi e "potenziare" i loro effetti?

Penso che, sfortunatamente, il coronavirus stia riportando un ondata di plastica monouso. Le persone usano maschere e guanti usa e getta sia a casa che in negozio, mentre prima erano utilizzati prevalentemente in contesti medici e scientifici, in più non vengono smaltiti correttamente. Li stiamo già trovando, in numeri record, durante le pulizie di spiagge e sott'acqua. I negozi stanno temporaneamente sospendendo l'uso di borse e bicchieri riutilizzabili. E' una vera tragedia per tutto il duro lavoro messo la bando di alcuni di questi articoli. Addirittura alcune prove mostrano che il virus dura più a lungo sulla plastica rispetto alla maggior parte delle superfici.




- Qual è stata la motivazione che l'ha spinta ha diventare un oceanografa e poi a studiare le microplastiche?

Stavo studiando per diventare medico al college, ma alcune delle mie lezioni di ecologia hanno davvero attirato la mia attenzione: ero affascinata dall'idea che tutto ciò che diffondiamo nel mondo attraverso l'inquinamento ritorni in giro ed influisca sulla salute umana. Quando ho letto delle microplastiche, in uno dei primi articoli scritti al riguardo, non riuscivo a credere che tutta questa spazzatura fosse finita nel mezzo dell'Oceano Pacifico. Quindi ho deciso di studiare per cercare di risolvere il problema.


- Lei crede che si siano fatti dei passi avanti concreti per ridurre la plastica o no? E la scienza può, secondo lei, aiutare a combattere questo problema?

Penso che siano stati fatti dei passi avanti concreti per vietare determinati prodotti e cambiare il comportamento dei consumatori attraverso l'istruzione. Penso però che occorra fare di più per ridurre la quantità di plastica che entra nell'oceano attraverso una migliore infrastruttura, un migliore riciclaggio e materiali nuovi e migliori. Si, la scienza e l'ingegneria sono il futuro della soluzione di questo problema e ho visto tanta innovazione in questo campo negli otto anni in cui ci ho lavorato.



- La lasciamo alle sue ricerche con la speranza che possa continuare ad aiutarci a scoprire di più su queste microplastiche. Però le vogliamo chiedere un ultima cosa: ha un appello da fare o qualche consiglio da dare a chi leggerà questa sua intervista?

L'inquinamento da plastica è veramente uno dei problemi ambientali in cui ogni individuo può fare una differenza enorme. Le tue abitudini di acquisto, dove scegli di fare acquisti, come smaltire i rifiuti, partecipare alle pulizie delle spiagge, aiutare a vietare gli articoli monouso nella tua città, ecc. Tutti i grandi processi di cambiamento che ho visto fare, in merito alla plastica, sono venuti dalla base, dalla comunità. Tutti noi abbiamo una grande voce per cambiare questo problema.


Ringraziamo la dottoressa Brandon per le importanti parole che ci ha lasciato e speriamo possa, insieme al suo team, scoprire cose nuove e soprattutto trovare soluzioni per aiutare tutti noi a risolvere il problema.

Ognuno può fare qualcosa! 
Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica  

lunedì 22 giugno 2020

NEWS: IL MINISTERO DELL'AMBIENTE PROPONE UNA GARA EUROPEA PER IL SERVIZIO ANTINQUINAMENTO

E' di pochi giorni fa la notizia che è stato pubblicato, sulla Gazzetta europea, il bando di una gara per il servizio antinquinamento. Sul sito del Ministero dell'Ambiente è riportato che:

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta europea il bando per la nuova gara europea per l’affidamento del servizio antinquinamento marino attraverso il noleggio di unità navali specializzate nel contenimento e recupero di idrocarburi, di sostanze da questi derivati e di olii minerali nelle acque del mare territoriale, lungo il perimetro costiero nazionale. Innovazione voluta dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa è che il servizio antinquinamento marino, unitamente alle tradizionali forme di contrasto da idrocarburi, dovrà dedicarsi anche alla raccolta di rifiuti marini galleggianti e in particolare della plastica, sia nelle aree marine protette che nelle aree antistanti le foci dei principali fiumi.
Nel periodo di durata del nuovo contratto (due anni) verranno così tracciati la presenza, la quantità e la qualità dei rifiuti marini galleggianti e della plastica raccolti in mare dalla flotta antinquinamento marino del ministero dell’Ambiente, al fine di valutare iniziative di contrasto del fenomeno della plastica in mare in linea con gli impegni internazionali assunti dal nostro Paese (convenzione di Barcellona, strategia marina ecc.).


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Il ministro Sergio Costa commenta così questa iniziativa:

"Un ulteriore passo nella battaglia globale contro la plastica in mare, che mi sta a cuore sin dal mio insediamento. Anche così diamo attuazione alle direttive Ue che, insieme alla Salvamare e al #plasticfreechallenge, sono dei tasselli fondamentali di un unico mosaico. La plastica è una grave minaccia per l’ecosistema marino e, visto che il nostro Paese è per due terzi bagnato dal mare, sarà importantissimo raccoglierla insieme agli altri rifiuti galleggianti grazie alla flotta antinquinamento del ministero".
Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica

martedì 16 giugno 2020

DICIAMO SI ALLA PLASTICA!?

Premessa: in questa riflessione non troverete delle risposte, ma solo domande, domande sul noi e sul nostro modo di comportarci. Ci stiamo chiedendo il perché l'essere umano si comporta in un certo modo, ma purtroppo ancora non ci siamo riusciti a dare una spiegazione. Quindi, caro lettore, se non ti senti pronto a metterti in discussione non continuare a leggere.

L'essere umano è un essere vivente incredibile, capace di tutto e di niente, capace di costruire con amore e distruggere con disprezzo, coerente e incoerente negli stessi atteggiamenti. Che incredibile creatura! L'essere umano, soprattutto quello più moderno, ha cambiato modo di interpretare il proprio essere e il proprio volere
Notiamo spesso la difficoltà delle persone nel fare una scelta, di prendere una decisione, anche la più banale. Ci accorgiamo che il grosso dilemma è: "faccio questo perché è la cosa "giusta"? o faccio questo perché è quello che voglio?"
Ora ognuno di voi ci dirà: "faccio questo perché è quello che voglio!"; ma siete sicuri di essere sinceri? ma non con noi, con voi stessi. Siete sicuri che non avreste fatto la "scelta più giusta"?



Attenzione, non stiamo dicendo che fare la scelta "giusta" sia sbagliato, perché ovviamente dipende da moti fattori, ci riferiamo al fatto di soffocare sempre la nostra felicità nel momento in cui c'è possibilità di scelta.

Vi diciamo questo perché ci siamo accorti che il giudizio delle persone che ci circondano ci condiziona talmente tanto, da ritenere una scelta "giusta" solo se è condivisa anche dagli altri, soffocando quello che è il nostro reale desiderio. Sono veramente poche le persone che riescono a mettere se stessi e i propri desideri davanti il giudizio, spesso universale e insindacabile, di un altra persona. La maggior parte della gente tenta di fare la scelta più giusta per sentirsi approvata dagli altri, ritrovandosi alla fine con qualche "bravo" ma con tanta insoddisfazione, o peggio ancora, finta felicità.


" E se la vera libertà non fosse il fare sempre ciò che si vuole ma riuscire a non farsi condizionare dal giudizio altrui? "
- F.F.

So che vi starete chiedendo cosa centra questo ragionamento "filosofico" con l'inquinamento da plastica e so che molti avranno già tolto perché ci reputano degli sconclusionati. Però, a voi che siete arrivati fin qui, vi vogliamo fare i complimenti, ora vi spiegheremo.



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Partendo proprio da questo assurdo complesso che si fa la mente umana, ci chiediamo come sia possibile che si tenda invece a invertire il modo di comportarsi quando si tratta di tutela dell'ambiente.
Perché nei confronti dell'inquinamento da plastica non si fa la scelta più giusta prediligendo invece quella prettamente personale? perché decidiamo di mettere la nostra "comodità" davanti invece di pensare a fare la cosa più giusta? Perché ci condiziona così tanto il sentirsi dare "dell'ambientalista", come se poi fosse un insulto, nel momento in cui decidiamo di non comprare una cosa che contiene della plastica inutile?




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Crediamo sia giusto, ma non perché lo diciamo noi, iniziare a riflettere su quanto una nostra scelta possa influire sull'intero ecosistema. Perché ciò che è giusto fare va fatto! Ma il "giusto" dovete essere voi a deciderlo e, per il bene reale di tutti, bisogna considerarci la tutela dell'ambiente.
Ci dispiace non riuscire a dare una risposta concreta, abbiamo solo supposizioni, ma niente che ci convinca realmente sul perché la mente umana si comporti così. Speriamo di essere riusciti a spiegare il più chiaramente possibile una riflessione che però semplice da spiegare non è.

Se avete delle risposte da darci saremmo più che felici di starvi ad ascoltare. La crescita è un processo collettivo.
Federico & Roberta- Viaggio Senza Plastica